Lourdes 2014


Paolo VI definì i Santuari «Cliniche dello spirito».

Ancora una volta ho avuto la grazia di ritornare a Lourdes e ho capito quanto sia vera questa folgorante espressione.

Là si curano anime e corpi.

Anime talvolta stanche delle fatiche della vita o alla ricerca di luce. Ho visto corpi crocefissi su lettucci e carrozzelle che, davanti alla grotta, guardavano alla Vergine con occhi di speranza.


Al centro, per tutti: Eucaristia e Rosario.

Le Messe celebrate, la commovente processione eucaristica, la cappella dell'Adorazione, erano fiumi d'acqua viva che riempivano cisterne di afflizione.

E poi, quelle corone in mano a malati e sani, apparivano davvero, come scrive Bartolo Longo: «catena dolce che ci rannoda a Dio».


Non mi saziavo di osservare gli occhi di molti così sereni, splendenti: da rubare! E mi venivano le lacrime sapendo bene chi c'era dietro quegli  occhi. Quella gente aveva fatto sua, forse senza saperlo, una preghiera difficile: «Cristo crocefisso: insegnaci e donaci la forza di chiamare con il nome della tua santa Croce il nostro dolore».

I tanti barellieri e dame con il loro generoso servizio facevano degli ammalati, «piaghe di Cristo», gli abbracciati dalla carità: da Dio, quindi.


Il nostro gruppo, disciplinato e affiatato, ha partecipato alle diverse celebrazioni del giorno, ricavandone tanto bene.

Il viaggio di andata e ritorno è stato vario, un po' faticoso, pur addolcito dalle soste provvidenziali. La permanenza in albergo, ottima sotto tutti  i punti di vista.

Don Bernardo, pur senza voce, si è speso come al solito, ed è stato vero promotore di comunione.


A casa, ormai, rimane una sottile e dolce nostalgia di Lourdes; già germoglia il desiderio di ritornare là, a quella grotta benedetta.




Gualtiero Sollazzi